Quanto pesa il lavoro sulla salute mentale?
Ma anche il non lavoro, il quasi lavoro, il metalavoro. E poi aggiornamenti e altre storie su come stiamo.
Il lavoro degli altri e noi.
Ho cercato su Unsplash una foto di copertina per questo episodio e digitando la parola “lavoro” nella barra di ricerca le prime immagini alle quali il sito mi ha rimandato erano tutte noiosamente simili. Computer portatili, persone vestite in modo finto casual che lavorano insieme, estetica degli ambienti preconfezionata, tavoli rustici ma chic, manine, piante, sorrisi, dammi il cinque.
Quando sui media si accostano i temi del lavoro e della salute mentale scatta un riflesso pavloviano simile, quello che accosta le conseguenze negative del lavoro sul nostro equilibrio psicologico a mestieri da ufficio, con il corredo di mail, videochiamate (non ce la posso fare a dire call), forse anche piante e ambienti preconfezionati. 🪴
Il motivo l’avevo già un po’ spiegato grazie alle fonti che avevo sentito per questa inchiesta di qualche mese fa pubblicata su Lucy Sulla Cultura. In sintesi: chi scrive tende più o meno consciamente a rappresentare lavoratori simili al proprio gruppo di appartenenza, quello di un settore terziario "intellettuale". Nel pezzo troverete anche le storie di assistenti di volo, lavoratori edili, agenti di polizia penitenziaria.
Questa settimana mi sono trovata a parlare di nuovo di lavoro e salute mentale - argomento che trova sempre un certo interesse da parte del pubblico, visto il coinvolgimento personale di molti - per la trasmissione radiofonica Fahrenheit di Radio 3. Lo spunto della conversazione erano i dati di un recente rapporto della Gallup, multinazionale di analisi e consulenza.
Gallup classifica gli intervistati - tutti lavoratori dipendenti, occhio! - in tre categorie: impegnati, non impegnati e attivamente disimpegnati. Un articolo di Repubblica strizza la definizione di questi ultimi in quelli che ormai remano contro l’azienda.
Questi ultimi in Italia sarebbero il 25% del campione intervistato, la percentuale più alta in Europa, dove la media è del 16%.
C’è poi un altro dato, un 41% del campione italiano che dice di “star bene”. Non saprei che valore dare a questo dato.
🗂 Vi lascio qui la ricerca Gallup completa, nel caso in cui vogliate approfondire.
Ricerca a parte, è evidente che il lavoro - così come il non lavoro e il quasi lavoro, quello precario e senza diritti - ha un impatto sul nostro equilibrio mentale.
Allora che fare per migliorare la situazione psicologica di lavoratrici e lavoratori italiani? Il problema può essere affrontato secondo molteplici approcci, da proclami di ampia portata (ridurre le diseguaglianze!), al fare ricerca sulla reale efficacia di alcune iniziative aziendali per la salute mentale, oppure studiare i collegamenti tra politiche per una salute mentale pubblica e politiche per il lavoro.
Ricordando che la nostra salute mentale non richiede solo interventi individuali ma cerca anche risposte collettive.
📻 Se siete curiosi di ascoltare l’episodio di Fahrenheit potete riascoltarlo qui.
📖 Al tema del lavoro e del mercato del lavoro ho anche dedicato due capitoli del mio libro, Il fronte psichico, che ha da poco compiuto un anno.
Tre aggiornamenti americani 🌎
Uno, la Corte Suprema ha mantenuto l’accesso all’aborto farmacologico negli Stati Uniti.
La breaking news è arrivata nel pomeriggio italiano di giovedì: i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti hanno rigettato la richiesta di un gruppo di medici e attivisti anti-aborto che aveva messo in discussione l’autorizzazione data nel 2000 dalla Food and Drug Administration (FDA) alla messa in commercio del mifepristone, la pillola abortiva.
💊Qui trovate l’approfondimento del New York Times.
Due, cattivi auspici per i sostenitori della terapia assistita con MDMA.
Martedì 4 giugno il comitato per gli psicofarmaci della FDA ha espresso parere contrario nei confronti della richiesta di autorizzazione della terapia assistita con l’uso di MDMA per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress. La richiesta arriva da Lykos Therapeutics, società originata da Maps, la non profit che studia da decenni l’utilizzo di sostanze psichedeliche e simili per la salute mentale.
La decisione definitiva della FDA è attesa per metà agosto, ma il parere contrario del comitato non è un buon auspicio.
Tutti i dettagli li trovate in questo numero della newsletter
👇Tre, Bernie contro tutti, anche contro Novo Nordisk.
Il senatore americano Bernie Sanders ha chiesto alla commissione Salute del Senato degli Stati Uniti di mettere ai voti la richiesta di un mandato di comparizione nei confronti del capo del ramo americano di Novo Nordisk, l’azienda danese produttrice di Ozempic e Wegovy. La richiesta di Sanders rientra nell’indagine da lui lanciata ad aprile sui prezzi altissimi nel mercato americano dei famosi farmaci di Novo Nordisk per perdere peso.
💉Il voto è previsto per il 18 giugno, ma a quanto pare iniziative del genere non trovano quasi mai riscontro tra i votanti, come spiega l’articolo di The Stat.
Infine, segnalo due articoli diversissimi ma entrambi necessari.
Il primo è dello psichiatra ed esperto di sanità pubblica Benedetto Saraceno, che su Salute Internazionale ha commentato lo stato in cui si trova l’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’indomani della sua 77esima Assemblea mondiale.
Il secondo è il più doloroso e necessario pezzo di giornalismo che abbia letto quest’anno. In Terror On Repeat il Washington Post ha reso pubbliche le immagini e i racconti in forma di storia orale di cosa resta dopo le sparatorie nelle quali viene utilizzata un tipo di arma automatica, l’AR-15. In questo editoriale ne ha motivato la scelta.
Questo numero è stato scritto ascoltando Black Swan di Thom Yorke. Oh, Thom. Come al solito, la metto in playlist. Vi abbraccio🫶🧠🫀
Sarebbe interessante un grafico per ognuno di noi: correlazione tra salute mentale e lavoro, al variare del lavoro. Gli eterni insoddisfatti, ovvero gran parte degli esseri umani, troveranno sempre un modo per dare evidenza agli aspetti negativi influenzando così il proprio stato di salute. Parlo per esperienza, eh.