#7 Si è aperto un fronte psichico in Italia
Il 9 giugno è uscito nelle librerie fisiche e virtuali il mio libro, una inchiesta sulla salute mentale degli italiani.📚
Nel libro ho usato la stessa prospettiva che utilizzo per questa newsletter: ho cercato di prendere il tema della salute mentale e ricollocarlo in una complessa rete di relazioni che include la politica, la società, l’economia.
Ho pensato, allora, di farvi leggere questa settimana la parte iniziale del prologo. Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Vago senza meta cercando di non camminare in tondo, come mi ha suggerito l’insegnante. È più difficile di quanto pensassi. Siamo tutti scalzi in questa grande stanza con il pavimento bianco e nero a scacchi, un sabato mattina di gennaio. Ci stringiamo la mano quando gli sguardi si incrociano, poi il gioco cambia e ci salutiamo utilizzando i gomiti, i piedi o accostando i fianchi. Sorridiamo e non parliamo, mentre in sottofondo risuonano brani strumentali ritmati che l’insegnante seleziona dal suo cellulare. Adesso, disposti in cerchio, quando la persona di fronte ci guarda le andiamo incontro occupando lo spazio al centro, giriamo l’una attorno all’altra come in una corrida, senza mai interrompere il contatto visivo, e infine ci scambiamo di posto. La musica rallenta. L’insegnante propone di osservare il soffitto bianco come se fosse un cielo stellato, stando spalla a spalla, schiena contro schiena. Immagino pianeti distanti appoggiata a una persona che non so nemmeno come si chiami.
Sono solo io a non conoscere i loro nomi, è come se mi avessero fatta scendere dal vagone della metropolitana insieme ai passeggeri presenti in quel momento e ci avessero messi a fare lezione di teatro tutti insieme. Saranno circa una ventina, uomini e donne di età differenti, tra i venti e i sessant’anni, alcuni in abbigliamento sportivo, altri in maglione e camicia. Tra di loro si conoscono da un po’ e scherzano, l’atmosfera è leggera. Divisi in gruppetti, improvvisiamo delle scene teatrali sul palco di legno in fondo alla sala. Pensavo che avrei assistito alla lezione e preso appunti, invece sono stata coinvolta all’istante. In questo spazio comunale in zona Porta Vigentina a Milano si sta tenendo un laboratorio di teatro organizzato dall’associazione Aiutiamoli, di cui fanno parte pazienti psichiatrici e loro familiari. A molti dei presenti sono stati diagnosticati problemi di salute mentale, ma non ne so di più. In verità, è l’ultima cosa a cui penso, mentre vago, osservo il soffitto e sento la ragione della mia visita – questo libro – scivolare via.
Quando si parla di salute mentale si entra in un campo in cui i confini sono spesso indefinibili, le situazioni sfumate. Il significato di normalità, di che cosa sia davvero una terapia e di parole come “psichiatrico” può sfuggire: oscilliamo tutti lungo un continuum che va dal benessere psicosociale al disturbo mentale, e a muoverci sono complesse ragioni biologiche, psicologiche, sociali. Tuttavia, per anni in Italia ci siamo raccontati che la salute mentale interessava solo quei pochi che convivono con un disturbo psichiatrico grave. Senza dirlo a nessuno, chi poteva permetterselo andava nello studio privato dello psicoterapeuta, oppure dal medico di base per farsi prescrivere confezioni di psicofarmaci.
Fino al momento in cui il discorso pubblico ha iniziato improvvisamente a cambiare.
Aguzzando la vista sui social, leggendo in filigrana alcuni articoli di giornale, seguendo briciole di conversazioni tra conoscenti, i segni precursori di questo mutamento erano presenti già da prima della pandemia da Covid-19. Instagram aveva iniziato a riempirsi di incoraggianti post color pastello sull’ansia e sulla terapia. Alcuni psicologi aprivano profili social per fare divulgazione. Alle cene tra amici qualcuno iniziava ad alludere al fatto che stesse facendo psicoterapia. L’Italia di fine febbraio 2020 stava, timidamente, iniziando a prendere le misure della questione, ma la pandemia ha catalizzato bruscamente questo processo. Dal 2018 al 2021, sul territorio italiano il numero medio mensile di ricerche su Google contenenti l’espressione “salute mentale” è quasi triplicato, e nel frattempo le vetrine delle farmacie si sono riempite di espositori di farmaci senza obbligo di ricetta contro l’insonnia e l’ansia leggera, gli psicoterapeuti si sono convertiti alle sedute on-line e alcune aziende hanno iniziato a proporle tra i benefit per i propri dipendenti. Con il senno di poi, tutto sembra assumere perfettamente senso, tuttavia prima dell’arrivo del Covid-19 non erano prevedibili la rapidità con la quale avrebbero attecchito nelle conversazioni italiane definizioni psicologicheggianti come “relazione tossica” né il numero crescente dei personaggi pubblici che si sarebbero messi a parlare della loro depressione in un’intervista, durante un podcast o su Twitter. Ma quali sono gli effetti di una presa di coscienza repentina, di un salto improvviso dalla negazione all’esibizione del proprio stato di salute mentale?
Vi lascio con questa domanda. Se avete voglia di leggere il resto, qui ci sono i link al sito della casa editrice e ai principali store online: nottetempo, Amazon, Mondadori store, IBS.
Il meglio è nemico del bene 😮💨
Grazie tante.
Anche in un numero della newsletter diverso dal solito - torneremo tra due settimane con la raccolta di storie dall’Italia e dal mondo - non potevo far mancare la sezione finale, dedicata al benessere senza enfasi.
Vi propongo questo articolo del New York Times sugli effetti che la gratitudine ha sulla salute fisica e mentale. Iniziamo chiarendo cosa è intesa per gratitudine: l’emozione positiva che nasce dal riconoscimento di ciò che c’è di buono nelle nostre vite e di come gli altri (divinità incluse, se si è credenti) ci hanno aiutato a raggiungerlo. 🙏
Due precisazioni: per funzionare, la gratitudine va anche espressa. Il meglio sarebbe scrivere una lettera, ma va bene anche un messaggio o una mail per ringraziare qualcuno per qualcosa. Seconda precisazione: si può essere grati anche per piccole cose, come il fidanzato o la coinquilina che fa i piatti al posto tuo mentre ti riposi.
Tornando alle conseguenze di una pratica di gratitudine non troppo impegnativa ma costante, quelle sulla psiche sono abbastanza intuibili: meno depressione, meno insonnia. Ma ancora più interessanti, secondo me, sono le ricerche sugli effetti positivi misurabili per la salute fisica, come l’abbassamento della pressione sanguigna e altri benefici per il cuore. Lui 🫀, non l’altro ❤️.
Questo numero della newsletter è stato scritto ascoltando la playlist su Spotify del mio libro, Il fronte psichico. E in particolare Weird fishes/ Arpeggi dei Radiohead, la canzone che mi ha aiutato più di tutte a portarlo a termine 🧠✍️.