Impegnarsi, scavare, tentare
Nel difendere i diritti di qualcuno, nel trovare i responsabili di qualcosa, nel cercare nuove soluzioni.
Il filo conduttore di questo episodio è l’impegno costante nel cercare un risultato a beneficio della salute di persone e comunità. Non basta una giornata mondiale per difendere i diritti delle persone con Alzheimer in Italia, non basta limitarsi a guardare agli Stati Uniti quando si parla di crisi degli oppioidi e bisogna tentare nuovi approcci per trattare le dipendenze: c’è chi ci prova in Sud Africa. Iniziamo.
Uno. La giornata mondiale dell’Alzheimer: a che punto siamo in Italia?
Sabato 21 settembre ricorre la Giornata mondiale dedicata alle persone con Alzheimer. Non sono solita rincorrere questi eventi per parlare di un tema che ritengo importante (anche perchè ho un pessimo uso del calendario) ma non ne nego l’utilità per garantire almeno una volta all’anno una esposizione maggiore nella parte che condividiamo di sfera pubblica.
Dunque, l’Alzheimer. Quello delle demenze dovrebbe essere un tema di forte importanza politica in Italia, considerando anche la tendenza all’invecchiamento della popolazione (già protagonista di grandi saghe fantasy del disinteresse pubblico, una su tutte: quanto sarà sostenibile nei prossimi anni il nostro sistema sanitario).
📄 Vi allego qui l’ultimo report mondiale della Alzheimer’s Desease International 👇
Ma a che punto siamo in Italia nel tutelare i diritti di chi vive con l’Alzheimer e i loro cari? Ho chiesto a Mario Possenti, segretario generale della Federazione Alzheimer Italia, di dirci in un minuto quali sono i traguardi ancora da raggiungere.
Si ripete sempre in queste occasioni l’importanza del fare sensibilizzazione su questi argomenti: quanto è sensibile la popolazione italiana al tema delle demenze? Ancora Possenti.
Infine, per rendere un servizio utile a chi leggerà questa newsletter: se uno volesse entrare in contatto con la Federazione Alzheimer Italia, anche solo per ricevere informazioni, come può farlo?
Prometto che tornerò sul tema delle demenze. Intanto per approfondire il tema delle cure consiglio questo numero della newsletter di
:Due. Consiglio di lettura, una inchiesta (stavolta internazionale) sulla crisi degli oppioidi
A chi mi chiede di consigliare un bel libro giornalistico una delle mie prime risposte è L’impero del dolore di Patrick Radden Keefe, il quale racconta le origini della fortuna della famiglia Sackler, i proprietari della Purdue Pharma.
A chi ha già letto il libro di Radden Keefe il nome Mundipharma non è nuovo, si staglia minaccioso verso la fine del volume. Mundipharma è un agglomerato di aziende che operano nel settore farmaceutico in tutto il mondo, e i cui proprietari sono sempre loro, i Sackler. Insomma, nonostante Purdue Pharma sia in bancarotta negli Stati Uniti, gli stessi soggetti al centro di innumerevoli accuse e cause continuano a vendere gli stessi prodotti. Solo, su mercati diversi.
🔎 Un gruppo transnazionale di testate giornalistiche ha ricostruito la rete di Mundipharma. L’inchiesta è stata pubblicata principalmente su The Examination e sul Washington Post.
🇮🇹 Ce n’è anche per l’Italia: vi lascio qui il primo articolo delle serie curata da Irpi Media, che ha collaborato all’inchiesta transnazionale.
Tre. Ma come trattare le dipendenze? In Sud Africa qualcuno ci prova con la riduzione del danno
L’eroina è un derivato della morfina, restiamo dunque sempre in tema di dipendenze. Se mi parlano di un paese lontano nel quale l’eroina è una piaga sociale non vado subito a pensare al Sud Africa. Invece dovrei, eccome. Il paese è uno dei più grandi mercati del suo continente per questa droga, consumata soprattutto dalle fasce più svantaggiate della popolazione. A tracciare un quadro della situazione ci prova il Guardian. L’articolo menziona, soprattutto, un programma messo a punto dall’università di Pretoria e dalla municipalità metropolitana di Tshwane (vasta area che include proprio Pretoria, capitale amministrativa del paese).
I centri del Community Oriented Substance Use Programme sono basati sull’approccio della riduzione del danno. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico, i centri provvedono alla somministrazione di metadone per disintossicarsi ma anche e soprattutto offrono un supporto di tipo sia psicologico che sociale, che include per esempio screening per la salute sessuale e aiuto nella ricerca di un lavoro.
I centri si stanno moltiplicando, nonostante l’autorità nazionale e le altre autorità locali non sovvenzionino l’utilizzo della terapia con il metadone.
🔎 Qui trovate più info (in italiano) sull’approccio della riduzione del danno.
Prima di salutarci.
💈💅 Guarda un po’, pare che il gossip ci faccia bene.
📺 Sul canale YouTube del festivalfilosofia in questi giorni pubblicheranno la mia lectio magistralis sullo stato del dibattito in Italia sulla nostra salute mentale. Evviva.
🔔 Tra un numero e l’altro, proverò a prendere l’abitudine di scrivere degli aggiornamenti e inviare delle segnalazioni di lettura/ascolto tramite le Note su Substack. Chi ha scaricato l’app le conosce già.
Questa newsletter è stata scritta ascoltando Impossible Germany dei Wilco. Ve la lascio nella nostra playlist. Se dopo averla ascoltata avete qualche suggerimento o qualche lamentela, mi trovate qui. O su Instagram. O sul divano. O al parchetto. Vi abbraccio forte. 🫀🧠🫶