La salute mentale in Italia nel 2024
Più in generale, ovunque continua a crescere la sfiducia nella capacità di uno Stato di tutelare il diritto alla salute
Intro. Il primo stadio
Si sta chiudendo un altro anno complesso senza inversioni di rotta in vista. La sfiducia in uno Stato che tuteli il diritto alla salute fisica e mentale dei propri cittadini è in aumento ovunque, spesso a buon diritto. Nella culla del welfare state, il Regno Unito, un rapporto di quest’anno ha definito il servizio sanitario britannico, il National Health Service, in condizioni critiche. In Francia i medici dei pronto soccorso dicono che i servizi sanitari di emergenza-urgenza del paese sono ovunque “appesi a un filo”, nonostante le promesse d’intervento da parte del presidente Emmanuel Macron.
In Italia questa sfiducia forse non è più al primo stadio, lo abbiamo superato egregiamente con un misto di disinteresse e rassegnazione. Il nostro Servizio sanitario nazionale, quello che ci consente - per dirne una - di vivere uno dei paesi al mondo più sicuri dove partorire senza timore di morire, è a rischio. Non mi piace esagerare con le parole, dire per esempio che è “al collasso” perchè svuoterebbe di senso un’espressione che deve restare adeguata alla gravità di altre situazioni: Gaza, Sudan, Haiti.
Però siamo a rischio, quello sì.
Il rapporto Oasi (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano), presentato dal Cergas, Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale della Bocconi, questo mese ha messo nero su bianco che per rimettere in piedi il Ssn servirebbero 40 miliardi di euro.
Quanti sono? Una enormità, se si pensa che l’ultima manovra finanziaria del governo vale circa 30 miliardi di euro: una cifra nella quale ci sta dentro di tutto, dal taglio al cuneo fiscale ai congedi parentali. Una enormità necessaria, pare, se non vogliamo raggiungere l’ultimo stadio.
📚 Uno dei libri sul comodino che ho in programma di leggere è Codice Rosso, di Gabanelli e Ravizza, un resoconto del declino della sanità pubblica in Italia.
Se già lo avete letto, fatemi sapere. In generale, se vi va scrivetemi.
Nessuna nuova dal fronte psichico
Da qualche anno racconto l’emersione del tema della salute mentale del nostro paese (se vi interessa approfondire qui c’è il mio libro, Il fronte psichico).
Alcune cose cambiano. Andare dallo psicologo è diventato sempre più pop in alcune fasce della popolazione e soprattutto è ormai una conclamata strategia di marketing, a volte con esiti molto infelici. Qualche mese fa all’ingresso del negozio dove compro i detersivi c’era la pubblicità di una promozione di un sapone intimo che regalava due sedute di consulenza psicologica con una delle più famose piattaforme di psicoterapia e coaching da remoto. La vicenda non è andata benissimo, e alla fine la pubblicità è stata ritirata. Resta però significativa di una tendenza (tra le altre cose, di come il marketing sia rivolto alle donne, secondo uno stereotipo che però contiene un fondo di verità).
Ma il vero fronte, quello sociale e politico, della salute mentale non si è spostato di un millimetro. Ve lo garantisce una che attende l’uscita del nuovo rapporto sulla salute mentale del ministero della Salute con la stessa trepidazione che riserva all’arrivo di Babbo Natale.
Parliamone, di questo rapporto. Si tratta di un documento nel quale sono contenuti i dati ufficiali su come il Ssn si prende cura dei cittadini e delle cittadine che nell’arco dell’anno preso in esame transitano per i Centri di salute mentale, per i servizi psichiatrici degli ospedali e in generale per tutti i luoghi deputati al trattamento della salute mentale del servizio pubblico.
Primo, abbiamo ancora disponibile il rapporto del 2022. Sul sito del ministero finora non ne è stato pubblicato uno più recente. Eccolo.
Secondo, i dati non sono molto diversi, anno dopo anno. La situazione che fotografano è sempre quella di un servizio che fa fatica a soddisfare le richieste di cura che arrivano dalla popolazione. I dati sono chiaramente da comprendere e interpretare. Un esempio, il personale a disposizione è di 30.101 unità. Bastano? Qui la risposta è netta e senza possibilità di cadere in errore: no.
La Società italiana di epidemiologia psichiatrica ha fatto un conto, secondo il quale servirebbe circa un terzo in più, 11.347 persone tra medici, infermieri educatori e altro personale sanitario. E questo non per renderci all’avanguardia, ma solo per far funzionare le cose decentemente.
Terzo, i dati del rapporto del ministero si riferiscono solo a cittadini maggiorenni, Significa che non abbiamo dati nazionali credibili, ufficiali, su quanti minorenni entrano nell’orbita del Ssn per questioni di salute mentale.
C’è ancora molto altro da dire, soprattutto riguardo il rischio di arretramento culturale nel quale la cura della salute mentale del nostro paese sta precipitando.
Ma questa non è nemmeno lontanamente l’ultima volta di cui parlerò di salute mentale in questa newsletter.
Intanto, ho scritto per L’Espresso uno speciale nel quale troverete approfondimenti su quello che è stato detto qui, interviste e anche un punto su dove stiamo andando per quanto riguarda la ricerca sull’uso di psichedelici per le terapie assistite per i disturbi mentali. Sempre in Italia, non in California, non a Copenaghen. Lo trovate in edicola, sul sito, sull’app.
Outro. L’ultimo stadio
Spero di no, ma è possibile che negli ultimi giorni si sia verificata negli Stati Uniti la scintilla della nascita di un nuovo tipo di violenza politica.
Avrete capito che mi sto riferendo all’omicidio di Brian Thompson, CEO della UnitedHealthCare, colosso delle assicurazioni sulla salute, freddato in pieno centro a Manhattan il 4 dicembre scorso. Per il suo omicidio è stato arrestato il 26enne Luigi Mangione.
Consideriamo una delle possibili definizioni di violenza politica, una anche molto minimal, per così dire:
Questa l’ho presa dalla voce sul Terrorismo della Treccani online.
L’uso di forza fisica è indiscusso, la questione è se il bersaglio era stato scelto in quanto avversario politico. Anche qui, non penso che ci siano molti dubbi, visto l’intento dell’assassino - che ha scritto le ormai famore “deny,” “delay,” e“depose” sui bossoli - e soprattutto anche come si è sviluppata la vicenda a livello mediatico, con le reazioni di alcuni utenti social, che per dirla in modo eufemistico hanno commentato l’accaduto in modo sarcastico.
La rabbia contro il sistema delle assicurazioni sanitarie private negli Stati Uniti che sfocia in singoli atti di violenza politica: hanno forse appena messo piede nell’ultimo stadio della sfiducia nel sistema e nella tutela della salute.
🎄Non facciamo che non ci sentiamo durante le feste. Stati di salute comunque torna tra due settimane, venerdì 27 dicembre, in piena digestione.
Questo numero è stato scritto ascoltando Hearing Damage dei Radiohead. La trovate in playlist su Spotify. Ed è stato scritto in tempo per andare a mangiare un panino con la mia amica Sabina. Trattare l’amicizia con la stessa serietà e l’impegno profuse nel lavoro fa bene, è un regalo. Vi abbraccio. 🫀🧠🫶