Partorire o abortire, possibilmente senza morire
E poi pillole contraccettive non proprio gratis e ogni quanto bisognerebbe fare la doccia 🚿
Qui è dove dico cose in corsivo. Ma, a parte ringraziare voi che leggete e ascoltate questa newsletter, e invitarvi a seguire gli aggiornamenti sulle note di Substack, questa settimana non ho molto altro da aggiungere in questa sezione. Iniziamo.
Partorire a Gaza
Le donne non smettono di partorire solo perché piovono bombe. L’audio che trovate qui in alto 👆 è un servizio della NPR, la National Public Radio statunitense, nel quale si fa il punto su cosa accade con il conflitto in corso alle circa 150 (stime Nazioni Unite) donne che ogni giorno partoriscono a Gaza. Riporto un estratto:
“Lei [una dottoressa specializzata in salute riproduttiva che lavora a Gaza, ndr.] sta ricevendo telefonate da donne incinta o che hanno appena partorito, e le pongono le domande più essenziali possibili: mio figlio è nato, non posso dargli dei vestiti. In cosa posso avvolgerlo per tenerlo al caldo?”
In una nota del 3 novembre, l’Organizzazione mondiale della sanità ha posto in rilievo il tema con parole chiare, sempre chiedendo una pausa umanitaria:
Ci si aspetta un incremento della mortalità materna data la mancanza di accesso ad adeguate cure. Anche il peso psicologico del conflitto ha conseguenze dirette - e talvolta mortali - sulla salute riproduttiva, incluso un aumento di aborti, parti di bambini nati morti e morti prematuramente, dovuto allo stress.
📰 Anche il Guardian ha dedicato un articolo alle donne che devono sostenere un parto a Gaza.
🏥 Per chi, invece, volesse leggere un racconto efficace delle condizioni degli ospedali a Gaza, vi rimando a questo reportage.
Fare figli senza rischiare la vita, guerra o non guerra
In Italia la morte per parto è un evento fortunatamente raro, dove raro non vuol dire trascurabile: anche una sola morte di parto è una perdita irreparabile. Ma siamo comunque uno dei paesi al mondo con il tasso più basso di mortalità materna. Una stima diffusa è quella di 830 donne morte per cause legate alla gravidanza o al parto ogni giorno nel mondo.
Un indicatore è il tasso di mortalità materna, cioè il numero di persone morte per cause legate all’essere gravide, durante la gravidanza stessa o entro 42 giorni dal suo termine, ogni 100mila nati vivi (in inglese lo troverete con l’acronimo mmr, maternal mortality ratio).
Insomma, secondo il sito Our World in Data questo numero in Italia nel 2019 era di 2,9. Molto più basso della media dell’Unione europea, che nel 2020 era di 8.
Per comprendere l’ordine di grandezza, in quel periodo i tre paesi con il tasso di mortalità materna più alto al mondo sono stati Sud Sudan (1.150), Chad (1.140) e Sierra Leone (1.120). Se ve lo state chiedendo, non ci sono i dati specifici di Gaza, ma c’è il tasso del 2017 della Palestina: 27.
E se in tutti i paesi del mondo si raggiungesse il tasso nemmeno dell’Italia, ma dell’Unione Europea? Morirebbero ogni anno circa 290.000 donne in meno. Guardate il grafico.
Abortire negli Stati Uniti
Mi era capitato di occuparmi di mortalità materna in un articolo per L’Espresso, scritto all’indomani della decisione con la quale la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rinnegato la sentenza Roe v. Wade che garantiva l’aborto a livello federale. Questo perché gli Stati Uniti hanno il primato negativo per mortalità materna tra i paesi economicamente avanzati, con un tasso al 23,8 nel 2020.
Mesi dopo, che cosa è cambiato? Siamo a un anno esatto dalle elezioni presidenziali 2024: con le crisi mondiali in corso, il tema dell’aborto è scomparso dalle agende politiche?
Be’, il numero degli aborti nell’ultimo anno sarebbe addirittura un po’ aumentato, secondo una fonte citata dalla Associated Press.
In Ohio martedì si è votato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione dello Stato, in quello che potrebbe essere stato un test elettorale su questo argomento in vista della corsa alle presidenziali.
Il tema dell’aborto è stato, inoltre, utilizzato di recente come una clava politica dai Repubblicani per sabotare il rinnovo del Pepfar, il programma presidenziale per la lotta globale all’HIV/AIDS, inaugurato nel 2003. La tesi - fuorviante e scorretta - di alcuni Repubblicani è che quei fondi vengano utilizzati per promuovere l’aborto in Africa.
In Italia, la pillola non proprio gratis 💊
La rimborsabilità della pillola contraccettiva gratis è un diritto? Possiamo discuterne; personalmente, facendone uso, posso dire che non pagarla affatto o pagarla meno dei circa 20 euro al mese che costa sarebbe stato certamente un gradito risparmio. E si tratta di una spesa spesso iniqua, perché i partner fissi solitamente ne beneficiano senza cacciare un euro, anche se statisticamente guadagnano di più delle compagne.
Fatto sta che dall’annuncio di mesi fa di una sua rimborsabilità totale, che per un momento aveva fatto esultare anche me, siamo arrivati oggi a una rimborsabilità concessa solo a chi ha meno di 26 anni, e non in farmacia ma solo attraverso consultori e ospedali. Qui i dettagli nell’articolo di Altroconsumo.
📚 Lunedì scorso ho presentato Il fronte psichico in diretta Instagram con Clara Marziali. Qui potete rivedere il video.
🗓 Mercoledì 15 alle 21.00 sarò in diretta sul canale YouTube di Valerio Rosso e lunedì 20 alle ore 13.00 di nuovo in diretta Instagram, questa volta con Federica Carbone, sempre per parlare della mia inchiesta sulla salute mentale degli italiani.
Il meglio è nemico del bene 😮💨
Potresti non doverti fare la doccia tutti i giorni
Sono anche un po’ a disagio a toccare questo dogma della vita sociale: la doccia quotidiana. Fatto sta che un articolo del New York Times lo mette in discussione, almeno per alcune persone. Chi suda molto, per esempio, secondo i dermatologi interpellati, fa bene a lavarsi ogni giorno. Ma gli altri? Soprattutto chi ha un eczema, o una pelle particolarmente secca o sensibile dovrebbe evitare docce troppo frequenti, troppo calde e usare prodotti senza fragranze. E poi tamponare, non strofinare. 🧼
Questa newsletter è stata scritta ascoltando King di Florence + The Machine. La trovate, come sempre, nella playlist di Stati di salute su Spotify. 🫀🧠🫶