Israele-Gaza: quando ospedali e ambulanze vengono colpiti
“If the sky that we look upon
Should tumble and fall
Or the mountain should crumble to the sea
I won’t cry, I won’t cry
No, I won’t shed a tear
Just as long as you stand, stand by me”
(Stand by me, Ben E. King, 1961)
Per Stati di salute la cosa più sensata da fare di fronte alla nuova fase di conflitto in Medio Oriente - avviata il 7 ottobre con gli attacchi terroristici su vasta scala da parte di Hamas contro la popolazione israeliana - è provare a raccogliere informazioni su come si sta svolgendo l’assistenza sanitaria ai civili colpiti dal conflitto, ovunque essi si trovino, in Israele come a Gaza. Vi posso offrire alcune informazioni raccolte nel corso della settimana.
Il posto da cui partiamo è il Barzilai medical center di Ashkelon, Israele, dove dall’inizio dell’attacco terroristico di Hamas sono stati trattati oltre 500 pazienti. Sul loro sito aggiornano più o meno quotidianamente della situazione, allegando foto come questa,
scattata al corridoio che collega due parti del complesso, colpito da un missile che per fortuna non ha causato vittime. “Avremo una sindrome post-traumatica da stress a livello nazionale”, ha detto alla CBC News uno dei medici del Barzilai.
Nei primi giorni del conflitto da città come Sderot, sempre in Israele, arrivavano anche le immagini dei punti di primo soccorso da campo allestito per soccorrere i feriti più gravi.
Successivamente, si è iniziato a raccontare come i moderni e ben equipaggiati ospedali israeliani si stessero preparando a una guerra dalla probabile lunga durata, trasferendo le proprie attività nei parcheggi sotterranei attrezzati per l’evenienza.
Dal lato di Gaza la situazione è apparsa subito disperata. A due giorni dall’inizio del conflitto il direttore dell’organizzazione benefica Medical Aid for Palestinians descriveva alla BBC l’ospedale di Gaza come un mattatoio, dove la gente si ritrova per terra al pronto soccorso.
Fin da subito, Medici Senza Frontiere ha denunciato che gli attacchi aerei stanno colpendo ospedali e ambulanze, facendo vittime anche tra il personale sanitario. E ora la mancanza di energia elettrica rischia di trasformare gli ospedali in obitori, secondo quanto dichiarato da un rappresentante del Comitato internazionale della Croce Rossa.
Questo il video dell’Associated Press dall’Al-Shifa hospital:
Altre immagini dello stesso ospedale le trovate qui, nel reportage del New York Times.
Ristabiliamo le basi: il diritto umanitario internazionale stabilisce che gli ospedali non possono essere colpiti.
Gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti in conflitto.
Art. 18, Quarta Convenzione di Ginevra
Ma è chiaro oggi come lo era l’altroieri - quando nella guerra russo-ucraina veniva bombardato l’ospedale a Mariupol - che le regole sono saltate. Lo spiega Anne Applebaum sul The Atlantic: l’ordine mondiale basato su norme comuni pare ormai bello che andato.
La salute mentale come diritto umano universale
È probabile che lo abbiate sentito: martedì 10 è stata la Giornata mondiale della salute mentale. Non so se avete sentito che il tema deciso quest’anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è “Mental health is a universal human right”.
L’OMS ha, infatti, formulato delle linee guida per aiutare i paesi a riformare la propria legislazione sulla salute mentale per fermare le violazioni dei diritti umani in questo ambito e per indirizzare verso delle cure di qualità. Tra le indicazioni, vi è porre fine a pratiche coercitive, da una parte, e inserire la salute mentale in un contesto più ampio di lotta a povertà, diseguaglianze e discriminazioni.
E in Italia? 🇮🇹
Fino a una settimana fa questa sarebbe stata l’apertura della nostra newsletter. Il ministero della Salute ha pubblicato il Rapporto sulla salute mentale aggiornato ai dati del 2022. È importante per capire con i dati, non solo con le storie, cosa succede nel Servizio Sanitario Nazionale. Una sola nota: come sempre, tutti i dati riguardano solo pazienti maggiorenni.
A una primissima lettura non mi pare che ci siano grossissime novità, i numeri sono rimasti più o meno gli stessi dell’anno precedente. Forse il dato più notevole, come sottolineato da Quotidiano sanità, è l’aumento degli accessi al pronto soccorso per patologie psichiatriche (547.477 nel 2022 vs 479.276 nel 2021); numeri comunque al di sotto dei livelli pre-Covid (648.408 accessi nel 2019).
Non voglio sovraccaricarvi di dati, abbiamo tempo per altri aspetti e per le analisi.
Il meglio è nemico del… no, una segnalazione 🗓
Invece della consueta parte finale dedicata a consigli per un benessere senza esagerazioni, questa volta ho una segnalazione da fare.
Vidas, associazione che assiste i malati inguaribili e contribuisce alla diffusione di una cultura del fine vita e della dignità fino all’ultimo, ha organizzato un festival culturale che si chiama Incontro.
Si terrà il 21 e 22 ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano, con nomi di ospiti molto interessanti, dal’antropologo Marco Aime al botanico Stefano Mancuso. Sul sito di Vidas trovate i dettagli; tutti gli appuntamenti sono gratuiti ma con obbligo di prenotazione sul sito. (Non voglio sempre consigliare eventi a Milano, inviatemi anche voi delle segnalazioni da altre parti d’Italia, le accetto con piacere).
Questa settimana la newsletter è stata scritta ascoltando una delle canzoni più belle mai scritte: Stand by me, nella versione di Tracy Chapman. 🫀🧠🫶 Vi abbraccio un po’ più forte.