Sparare contro la salute pubblica
E poi il governo italiano che "non è uno psicoterapeuta" e chi vince il confronto tra the e caffè ☕️🍵
Da un paio di settimane questa newsletter esce in ritardo, me ne scuso. Se vi siete persi l’episodio della scorsa settimana è qui: ho parlato di salute in Marocco con il presidente di Soleterre Damiano Rizzi.
L’effetto delle armi sulla salute delle comunità
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Stavo per impostare questa newsletter su altri argomenti, poi mi sono arrivate due notizie. La prima: a Rotterdam un uomo, successivamente arrestato, ha sparato prima alla vicina di casa e alla figlia di quest’ultima, spostandosi poi all’ospedale universitario Erasmus medical centre, nel quale ha ucciso un docente.
Diverse centinaia di chilometri di distanza, tutt’un’altra storia ma che prevede sempre degli spari. Ad Acerra, comune della Città metropolitana di Napoli, è stato fermato il ventitreenne che il giorno prima aveva sparato dei colpi in aria durante un corteo funebre.
Situazioni diverse, ma accomunate dall’uso delle armi. Che effetto ha la violenza con utilizzo di armi da fuoco sulla salute delle persone, anche quella di chi non viene colpito direttamente da un proiettile?
Mi sono ricordata, allora, di avere conservato qualcosa a tal proposito nell’archivio che sto costruendo per questa newsletter (e che comunque avrei conservato, data la mia tendenza ad accumulare maniacalmente pile virtuali di articoli che prima o poi potrebbero essermi utili).
Si trattava di una pubblicazione dell’ospedale pediatrico di Philadelphia riguardo l’effetto della violenza sulla salute mentale.
Poi ho trovato anche questo approfondimento uscito sulla testata Vox l’anno scorso, non molto tempo dopo la strage di Uvalde, in Texas. Il problema delle sparatorie negli Stati Uniti assume connotati unici, ma il discorso alla base del pezzo si può adattare anche altrove: la violenza dovuta all’uso di armi è un problema di salute pubblica, non solo perché minaccia lo stato di salute mentale e fisica di chi è direttamente colpito, di chi gli è vicino e di tutta la comunità cui appartiene, ma anche perché si può fare prevenzione.
“La violenza con l’impiego di armi da fuoco è un incubo per la salute pubblica che infligge danni duraturi alla salute fisica e mentale delle persone. La sua devastazione proietta un’ombra per molto tempo, che si intreccia con altri determinanti della salute come l’educazione e l’impoverimento della comunità”.
Vale a prescindere dalla natura della violenza, che si tratti di criminalità, sparatorie di massa o altro.
🇷🇸 Come sta andando il disarmo della società serba, annunciato dal governo dopo due sparatorie di massa avvenute quest’anno? Lo racconta 1843, il magazine dell’Economist.
Il governo italiano non si occupa di psicoterapia, e ce ne eravamo accorti 🇮🇹
Non si preoccupi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: non ci abbiamo pensato nemmeno per un minuto che il governo italiano possa fare lo psicoterapeuta. In Italia la salute mentale è cronicamente sottofinanziata da decenni: il sottosegretario può dunque stare tranquillo.
A beneficio di chi si fosse perso il riferimento a Mantovano, lo riporto qui:
La differenza tra ironia e inappropriatezza può essere netta. Anche se il sottosegretario vuol dimostrare di non sapere che cosa succede nello studio di uno psicoterapeuta, dovrebbe comunque guardarsi attorno: è statisticamente probabile che qualcuno a lui vicino si sia sentito coinvolto (forse infastidito?) dalle sue parole. Utilizzare un linguaggio e un comportamento appropriato dovrebbe far parte del lavoro di un rappresentante delle istituzioni.
(Grazie a Dino Amenduni per la segnalazione)
Fortunatamente, in Italia abbiamo un patrimonio di associazioni che si occupano di salute mentale. Una di queste, che esiste da decenni a Milano, è Aiutiamoli. Ha organizzato domani sera un evento musicale benefico al Teatro Dal Verme. Trovate qui dettagli e biglietti.
Il meglio è nemico del bene 😮💨
Meglio il the o il caffè? Se la cavano bene entrambi.
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Sono stata una gran bevitrice di caffè americano, poi ho smesso del tutto per circa 3 anni. Adesso mi concedo tre o quattro volte a settimana una tazzina di moka dopo pranzo; per il resto solo the verde. Questo è il mio equilibrio.
Il Washington Post ha pubblicato un articolo, con delle grafiche molto divertenti, nel quale ha messo a confronto i benefici che si possono trarre dalle due bevande. Ve li riassumo:
☕️ Il caffè vince come fonte di fibre, amico del microbioma, e nel diminuire il rischio di cancro e diabete.
🍵 Il the ha la meglio nel controllo di pressione alta e colesterolo, livelli di stress, salute mentale e per migliorare la produttività senza restare insonni.
🏆 E quando si parla di salute del cuore e di longevità sono alla pari, così nessuno resta scontento.
🗓 Prima di salutarci, vi do appuntamento per il 10 ottobre a Milano, presso la Cascina Turro, h.18.30. Presenterò il mio Il fronte psichico a un evento patrocinato dal Comune di Milano in occasione della Giornata mondiale della salute mentale. Qui potete collegarvi anche online.
Nei confronti degli U2 non sono blandamente fan, ma sconsideratamente fanatica fin da adolescente. Questa settimana non riuscivo a smettere di ascoltare uno dei pezzi che finora avevo meno apprezzato, Love is blindness. Vi lascio nella playlist di Stati di salute la bellissima e disperata versione live. 🫀🧠🫶