Stati di salute legge🫀📖 L'imbroglio del feto
Un numero extra, il primo di una serie di suggerimenti di libri che toccano temi della nl ✉️
Ho conosciuto il lavoro di Nicole Miglio quando l’ho intervistata qualche mese fa per Il Foglio Review. Nicole è ricercatrice indipendente e consulente filosofica e ha scritto per la casa editrice Meltemi L’imbroglio del feto - Materia e politica della gestazione, un saggio che mette in questione il nostro orizzonte mentale sulla gestazione, a partire dal rapporto che abbiamo con le ecografie fetali.
In un’epoca dove i diritti riproduttivi non possono essere dati per scontati e a volte sono direttamente presi di mira da iniziative motivate da ideologie spesso prive di sostanza, uno spunto per rendere politico il privato è più che necessario.
Vi lascio un estratto dal libro di Nicole che potete comprare nella vostra libreria 🫶, sul sito della casa editrice o su altri store online, come Amazon.
Buona lettura e, se vi va, scrivetemi cosa ne pensate o suggeritemi altri libri da proporre in questo spazio, che mi piacerebbe rendere un appuntamento fisso.
Vi abbraccio,
JMM
Riconoscere all’ecografia il carattere di “finestra sul ventre” e di inappellabile “fotografia della vita” significa esercitare un principio di esclusione del soggetto che in realtà rende possibile l’interazione tra macchina e corpo: la persona incinta. Senza un essere umano con utero, nessun discorso su diritto alla vita del non-natə potrebbe mai sussistere. Nello stesso modo, senza ecografia non esisterebbe nemmeno il feto. Ha profondamente senso la critica femminista (à la Duden) che l’avvento della tecnologia ecografica ha perpetrato uno spostamento nel ruolo delle donne gestanti nell’intendere la propria gravidanza – spostamento che con precise prese di posizione politiche (innanzitutto nel riconoscimento della nostra partecipazione all’imbroglio) può essere rinegoziato. L’isolamento del feto ha infatti comportato il misconoscimento del soggetto gestante, anche nella retorica odierna che l’utero è mio, ma non proprio.
Poco prima che il Senato approvasse in via definitiva il disegno di legge per rendere la GPA (Gestazione per Altrɜ) “reato universale”, la Senatrice Elisa Pirro è così – tra fischi e urla – intervenuta:
I colleghi maschi della maggioranza stanno cercando di dirmi che l’utero non è mio? E di chi è, vostro? Dello Stato? Di chi è? […] è di Giorgia [Meloni], il mio utero? È di Giorgia. Abbiamo appreso che l’utero delle donne italiane non è di loro proprietà ma è dello Stato.
Il filo che collega il furto dell’utero alla personificazione del feto (e la sua bambinizzazione, al punto che un embrione alla quinta settimana di gestazione è trattato come un essere umano già nato) parte proprio dalla matassa dell’imbroglio e da uno dei destini possibili dell’ecografia, che trasforma l’inumano in persona. Questa stortura trova un energico alleato nel paradigma rappresentazionalista, nella sua cieca fiducia nell’immagine, nel suo separare il soggetto conoscente dall’oggetto di conoscenza.
Identificare, esplicitare e accettare l’aspetto mediato ed emergente della soggettività umana insieme agli artefatti tecnologici permette di esplorarne fino in fondo le implicazioni etiche e morali: il punto rilevante non è proteggere l’umanità dagli assalti della tecnologia, ma piuttosto farsi carico collettivamente delle mediazioni tecnologiche. Nel nostro caso, significa accettare ed esplorare la discutibilità, l’instabilità e l’incertezza dello status del feto come oggetto epistemico. Se il feto è considerato come un fenomeno autoevidente e la costruzione stratificata dei suoi significati sociali, culturali, visivi, retorici e politici è spesso insidiosamente nascosta, uscire dall’illusione perpetrata dall’ecografia è possibile in un solo modo: accettandola fino in fondo e interrogandola senza paura di scoprire che cosa ci dice del nostro essere umani oggi.
Buon giorno e grazie per la condivisione di questo scritto. Penso che l’importanza di questo scritto sia il primo capoverso. Queste parole siamo Tutte noi, paradossalmente anche Giorgia che fa finta come molti politici di non capire per comoda ipocrisia politica. Da sempre combattiamo (alcune molto meglio) per avere riconoscimento e rispetto e abbiamo il dovere di continuare a farlo. Grazie di nuovo
Complimenti per l'articolo. Un solo appunto: il tuo utero e' per (ma anche "del") bambino che nascera'. Se non ne nascera' nessuno sara' "tuo", esattamente come un tuo gomito, un tallone, una... ciocca di capelli.
Auguri, e cordilai saluti.
Max