#5 Perché parlare dell'11 settembre il 30 maggio
E poi le richieste dei medici in Sudan, qualche lettura sull'Italia e l'effettiva utilità dell'estrattore che hai comprato su Amazon 🍏
Due parole sull’episodio del podcast pubblicato la scorsa settimana. Al momento della chiacchierata con Cesare Giuzzi non immaginavo che di lì a breve potesse avvenire un caso come quello del pestaggio accaduto a Milano. Non può sfuggire il nesso con il discorso che facevamo sulla frequenza degli interventi delle forze dell’ordine per persone che manifestano problemi mentali e non sfugge che Giuzzi abbia raccontato proprio quali sono le linee guida in eventi del genere. In presenza dell'eccezione - della vergognosa eccezione - è più che mai utile riascoltarlo per ricordarci qual è la situazione quotidiana sulle strade e nelle case delle nostre città. Fine delle due parole.
Quanto dura il terrorismo nei nostri corpi
Ogni anno, anche in Italia, l'11 settembre viene trasmesso il servizio dagli Stati Uniti sulle commemorazione degli attentati terroristici del 2001. Le programmazioni televisive - non più tanto spesso, ormai sono passati più di vent'anni - in quella data includono documentari o film ispirati ai fatti accaduti, che raccontano gli ultimi momenti vissuti dalle vittime, l'arrivo dei primi soccorsi, la fuga dei sopravvissuti. Ma se volessimo davvero capire in profondità quali sono gli effetti a lungo termine della violenza - in questo caso terroristica - sui nostri corpi e sulle nostre menti, dovremmo parlarne oggi, il 30 maggio. Ventuno anni fa, una cerimonia solenne pose fine alle operazioni di rimozione delle macerie a Ground Zero.
Chi ha lavorato su quel cumulo di rovine e le persone nell'area circostante hanno subito danni alla loro salute, danni a volte irreparabili. Il reale conto delle persone rimaste vittime di un singolo atto di odio su vasta scala è andato ben oltre le 2.977 ricordate sulle pagine di Storia. Le storie dei loro cancri, delle loro malattie respiratorie, delle loro depressioni, a differenza delle altre non vengono celebrate allo stesso modo, pur originando tutte dallo stesso evento di violenza.
Ne ho cercata almeno una di queste storie, che riscattasse anche tutte le altre. Ho trovato il necrologio di Louis Gustavo Alvarez, un detective della polizia di New York nato all'Havana, che aveva svolto alcune operazioni sotto copertura e fatto parte della Bomb Squad, la squadra degli artificieri. Nel 2019 Alvarez è morto a 53 anni a causa delle complicazioni dovute a un cancro colon rettale. Aveva trascorso tre mesi sul Cumulo, e si era poi speso per il diritto alla salute di chi come lui aveva subito gli effetti dell’11 settembre.
In un libro che amo moltissimo, American ground, il giornalista William Langewiesche ha scritto:
Il Cumulo palpitava, gemeva, si modificava in continuazione e in qualsiasi momento poteva uccidere ancora. Gli uomini non cercavano semplicemente di sgombrarlo, ma ci tornavano giorno e notte per avventarcisi contro. Il Cumulo era il nemico, l’obiettivo, l’ossessione, il terreno conquistato palmo a palmo.
Per saperne di più:
📄 Questo è il link all'infografica realizzata dal World Trade Center Health Registry sulle ricerche svolte negli ultimi anni sugli effetti a lungo termine dell’11 settembre e su quali sono le malattie collegate all'attentato e ai resti tossici delle Torri e degli altri edifici crollati.
Le conseguenze sulla salute dell’alluvione in Emilia Romagna
Questa newsletter, intenzionata com'è a raccontare le conseguenze sulla salute delle persone di eventi di attualità, deve per forza questa settimana toccare un tema importante trattato dai media italiani durante gli ultimi giorni: le conseguenze sulla salute dei cittadini dell'alluvione che questo mese ha colpito l'Emilia Romagna. Vi lascio due link, spero utili:
📌 uno a questo servizio di Rai News 24, che ha intervistato il presidente della Società italiana di medicina ambientale,
📌 e un altro a un articolo di Wired che ben organizza le informazioni fornite dalle fonti ufficiali.
Prima di allontanarci dall’Italia, altre due segnalazioni
💊 Ve la ricordate la storia della pillola anticoncezionale per le donne che doveva diventare gratis in Italia? Ecco, forse anche io nel primo numero di questa newsletter ho cantato vittoria troppo presto: le cose paiono essersi raffreddate, perchè mercoledì 24 maggio il Cda di Aifa non ha deliberato a riguardo, chiedendo invece degli approfondimenti.
🏥 Infine, segnalo l’articolo del Corriere della Sera nel quale - sulla base del lavoro di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali - è stato valutato il meglio e il peggio degli ospedali italiani. Non è solo una notizia di sanità, è politica: viene spiegato molto bene nell’ultimo paragrafo, quello sulla nomina dei direttori generali in capo ai presidenti di Regione.
Che cosa chiedono alla diplomazia internazionale i medici del Sudan?
Nel conflitto in corso ospedali e medici sono obiettivi espliciti e le risorse per aiutare i cittadini feriti e ammalati sono scarse, a partire da quelle di base: elettricità, ossigeno, farmaci. Manca anche il sangue, tanto che i medici sono costretti a fare delle trasfusioni dirette. I dottori in Sudan continuano a esercitare la professione medica nonostante siano minacciati di morte. Tutto quello che chiedono alla diplomazia internazionale è di ascoltarli e di sforzarsi per porre fine al conflitto.
La lettura è sul blog Goats and Soda del network americano NPR.
Il meglio è nemico del bene 😮💨
Ti sarebbe bastato un frullatore
Hai speso 6 euro al bar per un centrifugato con la barbabietola, lo zenzero e un’altra cosa che nemmeno ricordi. Hai ingombrato il banco della cucina con un estrattore di succo a freddo. E poi arriva il progetto SmartFood dello IEO, l’Istituto europeo di oncologia, a dirti che bastava il frullatore di tua nonna. 🍉
Esatto, perchè a centrifugati ed estratti manca una cosa fondamentale: la fibra, che fa bene, è saziante e abbassa l’indice glicemico della bevanda. Avanti con i frullati, allora, anche se a dirla tutta la cosa migliore con la frutta e la verdura sarebbe mangiarla e basta, senza troppe storie.
Davo per scontato che avrei scritto questo numero della newsletter ascoltando l'elegiaca My city of ruins di Bruce Springsteen. Poi, qualche giorno fa mi è capitata in radio Iron sky di Paolo Nutini. "We find gods and religions to / To paint us with salvation / But no one / No nobody / Can give you the power / To rise over love / And over hate / Through this iron sky". E non me la sono più tolta dalla testa.
Springsteen l'ho comunque aggiunto alla playlist di Stati di salute su Spotify. 🫀🫶🧠