Mrs Europa e il diritto all'aborto
E poi la salute mentale e i migranti negli Stati Uniti, le dottoresse in Afghanistan e le promesse mancate in Kenya 🌎
Diritto all’aborto 🇪🇺: il voto al Parlamento europeo
Un mese fa ho riportato tra le notizie brevi l’inserimento nella Costituzione francese del diritto all’aborto. Negli ultimi giorni qualcosa di solo apparentemente simile è avvenuto al Parlamento Europeo, a poche settimane dalle elezioni per il suo rinnovo.
Il fatto
Giovedì 11 aprile il Parlamento Europeo ha approvato con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni una risoluzione non vincolante con la quale gli eurodeputati si sono detti a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.
📄 Qui il testo della risoluzione
Non solo, nella risoluzione sono esortati tutti i paesi dell’Unione a depenalizzare completamente l’aborto e a rimuovere gli ostacoli al suo accesso. Oltre a Malta e Polonia, i due Stati con le legislazioni più punitive, siamo stati ripresi anche noi. Le “erosioni” al diritto cui si fa riferimento nel testo sono le situazioni presenti in alcune regioni italiane nelle quali l’alta quota di medici obiettori di coscienza limita fortemente la possibilità di abortire.
🇮🇹 Qui un articolo de L’Essenziale sul perché abbiamo tanti medici obiettori
C’è, infine, una richiesta per l’interruzione dei finanziamenti UE ai gruppi antiscelta. A proposito dei gruppi contrari all’aborto, saprete già che il governo italiano ha posto la fiducia su un emendamento al dl Pnrr per consentire alle Regioni di far entrare nei consultori queste associazioni (definite con l’eufemistico giro di parole “qualificate nel sostegno alla maternità”). Qui trovate l’articolo del Corriere della sera.
Che cosa succederà, adesso in Europa?
Non molto. Per modificare davvero la Carta dei diritti fondamentali del’Ue serve il voto unanime di tutti gli Stati: uno scenario che pare al momento impossibile da realizzarsi.
Intanto, però, qualche conseguenza a livello politico e sociale si è intravista. Ad azione corrisponde reazione: domenica 14 aprile in 🇵🇱 Polonia sono scese in piazza le associazioni pro vita contro le proposte di legge del nuovo governo, guidato da Donald Tusk, volte a consentire l’interruzione di gravidanza fino alla dodicesima settimana. Finora il divieto era quasi totale. E, naturalmente, da 🇻🇦Città del Vaticano sono arrivate dichiarazioni critiche su quanto affermato dalla risoluzione.
🇩🇪 In Germania, intanto
Non avevo idea, ammetto, che la legge tedesca vietasse l’aborto salvo in caso di stupro o di pericolo per la salute della donna o del feto. Il motivo per cui non mi era mai arrivata questa informazione probabilmente è che de facto l’aborto entro le 12 settimane è consentito, in quanto depenalizzato. In questi giorni però si sta discutendo della possibilità di rivedere la legge, che comunque produce condizioni poco favorevoli per la donna, a partire dal fatto che le compagnie assicurative rimborsano la pratica solo nei casi previsti dalla legge.
Diritto all’aborto 🇺🇸: il caso della legge del 1864
I temi della politica sono come dei titoli in borsa che determinate circostanze possono farli salire o scendere di quotazione nelle agende dei governi, dei parlamenti. Se di aborto abbiamo parlato finora è anche perchè negli ultimi due anni il rovesciamento della sentenza Roe v. Wade che riconosceva a livello federale il diritto all’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti ha portato la questione in evidenza. Oltreoceano ci sono continui aggiornamenti, Stato per Stato (e vi invito a seguire la newsletter
).Uno dei casi più recenti ed eclatanti riguarda l’Arizona, dove la Corte Suprema dello Stato ha affermato che i medici possono essere perseguiti in forza di una legge del 1864, che probisce l’aborto in ogni caso, inclusi strupro e incesto, a meno che non sia a rischio la vita della donna. La legge era finora inapplicata, e nello Stato si poteva interrompere la gravidanza entro le 15 settimane.
Prima di proseguire, questo mese ricorre un anno dall’inizio dell’attuale conflitto in Sudan. Di cosa questo significhi per la salute della popolazione ne avevamo parlato in questo precedente episodio podcast.
Le altre storie di questo numero 📬
Uno. Bienvenido, Minnesota!
Restiamo per un momento negli Stati Uniti, ma spostandoci in Minnesota (lo Stato natale di Bob Dylan, ma questo non c’entra nulla). Parlando di salute mentale, da noi come in America, è difficile che il primo pensiero sia associato a unomini e donne che svolgono lavori stancanti e malpagati, come i braccianti agricoli.
Questo articolo della testata locale, il MinnPost racconta la storia di Bienvenido, un programma d’intervento studiato per raggiungere i lavoratori migranti, i Latinos in particolare, che vivono e lavorano in contesti rurali, lontano da casa. Lo scopo è offrire loro uno spazio per potersi aprire e prendersi cura del proprio equilibrio psicologico, nonostante le barriere culturali e nonostante la stanchezza - vera - che li prende a fine giornata.
Due. Le dottoresse afghane che non ci saranno
C’è carenza di personale medico quasi ovunque nel mondo, figuriamoci in Afghanistan. Ma qui il problema è seriamente aggravato dalla decisione del governo talebano di forzare le donne a lasciare gli studi. In un paese dove ci sono 0,33 medici ogni mille abitanti, laddove lo standard raccomandato dal WHO sarebbe di 2,5.
Vi lascio alla lettura di questo pezzo su Think Global Health.
Tre. Il passo indietro di Moderna sui vaccini in Africa
La casa farmaceutica Moderna ha annunciato nei giorni scorsi che metterà in pausa il progetto di produrre in Kenya i vaccini contro la Covid-19. La ragione, a detta loro, è la riduzione della domanda per questi prodotti. Di più: in questo articolo del Financial Times il chief executive dell’azienda ha scaricato la responsabilità sugli enti africani di salute pubblica, che si sarebbero disinteressati all’acquisto dei vaccini.
Per questa settimana è tutto. Vi abbraccio e metto in playlist il brano che ho ascoltato mentre scrivevo, Astral weeks di Van Morrison. Trattiamoci bene. 🫀🧠🫶