ReHealth Europe
Intro. Il cortile - La salute fisica e mentale in Europa - Outro. Goodbye Pepfar
Intro. Il cortile
Stavolta una intro che è anche una premessa.
Questo numero esce in ritardo perché ho riflettuto un po’ sulla priorità da assegnare ai temi. L’alternativa era se dare risalto a ciò che succede a chi vive in Europa o a quello che sta accadendo negli Stati Uniti, sempre riguardo la salute pubblica.
Se avessi voluto seguire i riscontri metrici degli altri numeri pubblicati, delle note che scrivo, avrei dovuto puntare dritta su Trump-disfa-cose.
Ma cerco di tenere in considerazione anche altri criteri perchè pure quando scrivo qui resto una giornalista non una creatrice di contenuti (con questa frase ho appena perso una ventina di iscritti: è stato bello, ciao! 👋).
Poi, siccome questo non è un giornale, non c’è una redazione, non c’è una gerarchia, la linea è semplicemente quella che ritengo valida nel momento in cui scrivo. Non lo sto enfatizzando, è solo quel che è. E ritengo che sia più utile - almeno stavolta - tenere gli Stati Uniti sullo sfondo ma non distrarci da quello che succede in cortile.
Certo, l’enorme impatto delle decisioni del presidente di un paese che è stato finora - tra le altre cose - il principale finanziatore dei programmi di salute globale non mi sfugge.

Quindi continuerò a segnalare spunti e prossimamente rimetterò mano proprio al tema della spesa in salute globale. Parlerò di ciò che fanno Trump e il sosia di Leland Palmer che ha scelto come segretario alla Salute.
Ma stavolta gli Stati Uniti saranno l’outro, i titoli di coda. 🎞
La salute fisica e mentale in Europa

Uno, i dati del rapporto OMS/WHO. 🌍
L’OMS/WHO ha da poco pubblicato un rapporto sulla salute dei cittadini dei paesi della regione europea, intesa in senso piuttosto esteso perchè include anche l’Asia centrale. Occhio che quindi troviamo anche i dati di paesi come Svizzera, UK, Armenia, Russia, Ucraina e Israele.
Vi sintetizzo alcuni risultati; alcune sono cose che già sappiamo ma leggerle nero su bianco contribuisce a non perderle di vista, altre possono sorprendere.
🏥 Viene detto a chiarissime lettere che nel complesso i sistemi sanitari “non sono sufficientemente preparati per future emergenze sanitarie”. Ricordiamoci che stiamo parlando della salute reale di gente reale che può morire in modo reale.
Uno dei punti che mi ha colpito di più riguarda la difficoltà nel prendersi cura di chi ha più di 65 anni, sono insufficienti soprattutto le cure domiciliari riservate a queste persone e in generale a chi ne ha bisogno. Con una popolazione che invecchia e una previsione di aumento vertiginoso del numero di europei con demenze, è un punto cruciale.
Sempre per i sistemi sanitari, il rapporto sottolinea che la crisi climatica inizia a far sentire il suo peso anche in questo campo (in genere ce ne ricordiamo solo quando le persone finiscono in ospedale per le ondate di calore o i nubifragi).
Infine, i sistemi sanitari non hanno imparato quanto avrebbero potuto dall’emergenza Covid-19 del 2020. Ma su questo già ho scritto qualcosa nello scorso numero, lo recuperate qui:
👵 Ma quanto si campa nel nostro continente? L’aspettativa di vita alla nascita in media per la regione europea è di 79.3 anni per le donne e di 73.3 anni per gli uomini. Ma dobbiamo fare almeno tre precisazioni: il dato è del 2021, quindi prima dell’inizio delle guerre in corso in Ucraina e in Medio-Oriente; le donne vivono in media in più, ma hanno una peggiore qualità della vita negli ultimi anni; le aspettative variano molto da paese a paese: quelle peggiori sono in Moldavia, Russia e Turkmenistan.
🧑🍼 Il primissimo dato che si legge nel rapporto riguarda la mortalità infantile, ancora molto alta. La forbice tra i paesi è impressionante: il tasso di mortalità sotto i 5 anni di età va dall’1,5 al 40,4 morti ogni mille nati vivi (dati 2022). Sono paesi molto diversi tra loro, va detto: il dato più basso è di San Marino, il più alto del Turkmenistan. L’Italia è nella parte migliore della classifica, insieme a Slovenia e paesi scandinavi. Molto meglio anche della Svizzera, per esempio (grazie SSN).
⚤ Il dato per il quale invece l’Italia è nella parte peggiore del grafico riguarda la pianificazione familiare, che qui nel report dell’OMS/WHO è soprattutto intesa come accesso a validi e moderni metodi contraccettivi. Nello specifico, i numeri raccolti nel 2024 riguardano le donne tra i 15 e i 49 anni coniugate o comunque in un rapporto stabile che si ritengono soddisfatte nelle loro esigenze di pianificazione del se, quando e come diventare madri. Noi siamo al 68,8%, la testa della classifica è rappresentata dal 91,6% della Francia. Voilà.
💉 Un richiamo sul tema vaccini è presente nel rapporto, dove si legge che i tassi di vaccinazione al di sotto di come dovrebbero essere stanno portando il ritorno di malattie prevenibili. Ancora più aggiornato è un comunicato stampa diffuso l’altro ieri, ecco cosa dice del morbillo:
“13 marzo 2025: secondo un'analisi dell'OMS e del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), sono stati segnalati 127.350 casi di morbillo nella regione europea per il 2024, il doppio del numero di casi segnalati per il 2023 e il numero più alto dal 1997.
I bambini sotto i 5 anni hanno rappresentato oltre il 40% dei casi segnalati nella regione, che comprende 53 paesi in Europa e Asia centrale. Oltre la metà dei casi segnalati ha richiesto il ricovero ospedaliero. Sono stati segnalati 38 decessi in totale, sulla base dei dati preliminari ricevuti al 6 marzo 2025”.
🧠 Infine, la salute mentale. Nel rapporto c’è un diffuso senso di allarme riguardo la salute mentale dei teenager e dei ventenni, soprattutto per le ragazze. E nonostante nel complesso il trend dei suicidi sia in discesa, resta un problema di salute pubblica preoccupante. E il suicidio è ancora la principale causa di morte tra le persone nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni, con un tasso quattro volte più alto negli uomini rispetto alle donne, in questo caso.
Due. Tutti vogliamo promuovere la salute mentale, ma come?
Con questo discorso rientriamo nei confini dell’Unione Europea. 🇪🇺
Di recente ho fatto una chiacchierata con una rappresentante di Mental Health Europe, una ong europea che si concentra sulla promozione di un approccio alla salute mentale di tipo psicosociale, non meramente biochimico. La differenza non è accademica, è sostanziale: estendere l’attenzione ai determinanti sociali della salute mentale - come istruzione, reddito, posizione lavorativa, appartenenza a gruppi sociali svantaggiati - comporta promuovere politiche diverse da quelle che promuoveresti considerano la salute mentale solo come un’insalata di serotonina, dopamina e altro.
Un esempio?
L’ong è molto preoccupata dal fatto che la Commissione Europea lo scorso febbraio ha eliminato dal suo programma di lavoro la Direttiva Orizzontale Anti-Discriminazione, una proposta che giaceva nel cassetto, bloccata dal Consiglio dell’UE fin dal 2008. La proposta intendeva estendere anche oltre il solo ambito lavorativo la parità di trattamento indipendentemente da credo religioso, disabilità, età e orientamento sessuale. L’ong ha rimarcato che una robusta protezione legale contro le discriminazioni sarebbe stata un beneficio per la salute mentale delle cittadine e dei cittadini europei. E che almeno la Commissione Europea dovrebbe spiegarci perchè ha deciso di smettere di lavorarci su.
📄 Qui potete leggere per intero l’articolo apparso sul sito di Mental Health Europe
Outro. Goodbye Pepfar 🇺🇸
Come promesso, una coda di newsletter con l’amministrazione Trump che sfascia cose. 🪓
Il prossimo 25 marzo il Congresso degli Stati Uniti deciderà se riautorizzare o meno il PEPFAR, il President’s Emergency Plan for AIDS Relief.
Che cos’è? Si tratta di un programma di aiuti varato nel 2003 da George W. Bush che ha promosso per il trattamento, la prevenzione e la ricerca per l’HIV/AIDS nel mondo.
Le cifre ufficiali parlano di 110 miliardi di dollari investiti e 26 milioni di vite salvate.
Già l’autorizzazione che il Congresso deve rinnovare è una autorizzazione di solo un anno, invece dei soliti cinque. E in più il clima è quello del fuggi-fuggi generale da qualsiasi programma di aiuti: è stato, come sapete, avviato lo smantellamento dell’USAID, l’agenzia federale che gestisce aiuti umanitari e assistenza ai programmi di sviluppo di paesi in tutto il mondo.
La chiusura del PEPFAR avrebbe ricadute pratiche sulla vita di molte persone, e ricadute anche su temi collegati a questo, come per esempio l’aborto. Ricordo infatti che Trump ha rieintrodotto ed esteso la Mexican City Policy, che richiede alle ong straniere di certificare il fatto che non useranno soldi americani per promuovere o praticare l’aborto.
🗞 Vi lascio questo articolo della testata KFF per approfondire.
Questo numero è stato scritto ascoltando Byegone dei Volcano Choir e sognando mari gelidi, vento in faccia, buona birra. Vi abbraccio 🫶🫀🧠