Senza regole, un aggiornamento
Questa settimana al posto del podcast, date le circostanze.
Di norma invio a settimane alterne un numero scritto e un numero audio della newsletter. Questa volta ricevete un aggiornamento necessario del precedente numero. Il motivo lo potete immaginare.
Rassegna stampa essenziale sull’attacco all’ospedale Al-Ahli di Gaza
Si era detto la scorsa settimana che nell’ennesimo capitolo del conflitto mediorientale, aperto stavolta con gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, le regole erano saltate, così come già avevamo visto avvenire in Ucraina. E delle regole che mantengono un conflitto entro certi limiti, una in particolare fin da subito è stata ignorata, quella fissata nella Convenzione di Ginevra che impone alle parti in conflitto di non colpire ospedali e ambulanze.
Pochi giorni dopo l’uscita dell’ultimo numero, intorno alle 19 ora locale di martedì scorso l’ospedale Al-Ahli Arab di Gaza è stato colpito dal lancio di un ordigno esplosivo. Ho segnalato alcuni articoli della stampa italiana e internazionale nelle note di Substack (se lo ritenete uno strumento utile continuerò a utilizzarlo per gli aggiornamenti sui temi trattati nella newsletter). Mi sembra appropriato proporre una essenziale rassegna stampa sul fatto.
Al momento non c’è ancora certezza sulla provenienza dell’ordigno che ha distrutto l’ospedale. Il servizio di verifica delle notizie di BBC, BBC Verify, ha pubblicato la propria analisi. Non vi aspettate risposte definitive.
Israele ha attribuito la responsabilità dell’attacco all’ospedale alla Jihad Islamica palestinese (che ha negato). Guido Olimpio sul Corriere della Sera traccia un profilo dell’organizzazione.
Non si sa nemmeno quante sono state davvero le vittime dell’esplosione. Se in un primo momento il Ministero della Salute di Gaza - controllato da Hamas - aveva detto che erano morte circa 500 persone, successivamente la cifra è stata ridimensionata: una fonte dell’Agence France Press ha sostenuto che i morti fossero tra i 10 e i 50, invece l’intelligence americana ne ha stimati tra i 100 e i 300.
Il collasso del sistema sanitario a Gaza è purtroppo molto vicino
La situazione va ben oltre il singolo attacco all’ospedale Al-Ahli Arab. Tanto per cominciare, l’onlus Action Against Hunger ha riferito che l’acqua potabile a Gaza scarseggia, e l’utilizzo da parte della popolazione di fonti non potabili rischia di portare a una epidemia di colera.
Un quadro completo dell’assistenza sanitaria a Gaza, nonostante le difficoltà nel mettersi in contatto con gli operatori sanitari sul posto e di verificare le notizie, lo offre il Washington Post. A detta sempre del Ministero della Salute di Gaza, 5 ospedali e 14 strutture sanitarie sarebbero fuori servizio per la mancanza di carburante per i generatori. Sta di fatto che l’ospedale Al-Shifa - menzionato nel numero precedente di Stati di salute, anche perchè è il principale centro ospedaliero di Gaza - è al collasso, le scorte di medicinali in tutta l’area scarseggiano e la situazione è disperata.
Proprio da Al-Shifa arriva la testimonianza del dottor Nedal Abed, chirurgo ortopedico di Medici Senza Frontiere, diffuso in un comunicato di MSF il 19 ottobre.
Ne riporto, tradotta, solo una parte:
Già solo in questo momento ci sono più di 3.000 pazienti e nel nostro ospedale, in condizioni normali, la capacità massima è di 700 posti letto.
Infine, anche la situazione medica in Cisgiordania va complicandosi, secondo Medici Senza Frontiere Italia 🧑⚕️
Monica Minardi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, ha risposto con un messaggio vocale alla richiesta da parte mia di aggiornamenti sul loro lavoro nella zona. In Cisgiordania, per la precisione, come sentirete.
Questo numero si chiude qui. Ci sentiamo la prossima settimana; intanto se c’è altro da segnalare lo farò nelle note, come ho spiegato (anche la funzione chat su Substack mi pare una alternativa interessante per tenerci in contatto, vedremo).🫀🫶🧠