Lost cause 🇺🇸
L'impatto delle elezioni negli Stati Uniti sulla salute (in sottofondo suona Willie Nelson)
Intro. Waving your guns at somebody new
Willie Nelson ha una faccia da corteccia sulla copertina virtuale di Spotify. Ha appena pubblicato la cover di Lost cause di Beck1 e manca qualche giorno alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
La causa persa nella versione di Nelson non è tanto un affare privato, sembra più il racconto di come siano arrivati a questo punto, loro. E di riflesso anche noi.
Uno. Le elezioni dell’ansia
Ansia è ormai una parola così abusata che quando la sento non ne percepisco nemmeno più il significato. A volte la utilizziamo quando vogliamo parlare di vuoto esistenziale, altre di impazienza, altre ancora non ne ho idea.
Nel caso della sfida elettorale Harris/Trump è probabile che per ansia elettorale si intenda smarrimento, paura del futuro collettivo, sfiducia. Si tratta della mia interpretazione, ben vengano altre ipotesi.
Il sito di Axios ci fornisce qualche idea: a settembre l’associazione di categoria dei terapisti americani che si occupano di famiglie e matrimoni ha lanciato un sondaggio e un terzo di coloro che hanno risposto - 1.700 professionisti, non moltissimi in verità se pensiamo alla vastità degli Stati Uniti - hanno segnalato un aumento notevole dello stress in famiglia e nelle coppie dovuto proprio alle elezioni.
Però qui sottolineo che parliamo di stress, non è necessariamente una questione patologica, una diagnosi di disturbo mentale. Anche io sarei un tantino stressata al posto loro.
🏡 👰♀️ 🚗 Il New York Times in questo articolo ha tirato fuori un corollario interessante: l’incertezza elettorale incide praticamente nella progettazione del futuro delle persone, le quali in questi periodi evitano spese importanti come l’acquisto di un’auto, di una casa oppure l’organizzazione di un matrimonio.
Tuttavia lo stress prolungato può incidere sulla salute fisica, potrebbe obiettare qualcuno. I ricercatori dell’organizzazione sanitaria Kaiser Permanente hanno riportato che in California nei giorni immediatemente successivi alle elezioni presidenziali del 2020 i ricoveri ospedalieri per attacchi cardiaci, ictus ed eventi simili sono saliti del 17% rispetto ai giorni precedenti. Non darei per oro colato queste informazioni, però una riflessione sullo stress causato da questo specifico modo di fare politica è necessaria.
Ma, allora, votare fa male alla salute? Chiaramente no. 🩺
La American Public Health Association definisce il voto come una delle determinanti politiche della salute e l’impegno civico in generale può avere effetti positivi su come stiamo. L’ho letto sul sito della Harvard Public Health, in questa delizia di storia su Vot-ER, una organizzazione che aiuta i pazienti che transitano per gli ospedali americani a registrarsi come elettori.
La violenza politica, invece, fa male alla salute pubblica: sembra scontato ma anche no.
E per questo vi rimando al lungo articolo comparso qualche giorno fa sul New Yorker: era naturale che con l’evidente aumento della violenza politica in America negli ultimi mesi qualcuno averebbe scritto un pezzo come questo.
Mi aspettavo meno (ma sono una ingenua europea) che classificare la violenza politica come problema di salute pubblica venisse sbeffeggiato. Invece a stretto giro la testata conservatrice National Review ha bollato la posizione del New Yorker come il solito problema dell’intellighenzia di sinistra (sic!) che fa passare tutto come una minaccia alla salute pubblica, dal cambiamento climatico al controllo delle armi. Pensa un po’.
Un dibattito serio su cosa è salute pubblica e cosa no lo vorrei ascoltare, ma vorrei fosse condotto con da persone con una intelligenza politica superiore a quella di un ragazzino di 6 anni.
Due. Chiunque vinca, quali sono i dossier più urgenti di salute pubblica da affrontare?
Tradeoffs, testata americana specializzata in politiche sanitarie, mette sul tavolo tre questioni.
Nel 2025 scade l’estensione dei sussidi federali che aiutano milioni di persone a pagarsi l’assicurazione sanitaria. Questa estensione dell’Obamacare era strata decisa nel 2021 dall’amministrazione Biden; i prossimi Congresso e Presidente dovranno decidere se lasciarla scadere o rinnovarla, rendendola una spesa permanente. Si stima che, se non fosse rinnovata, tra i 7 e gli 8 milioni di americani non si potrebbero più permettere questo tipo di copertura sanitaria (il tema è intricatissimo, me ne rendo conto, spero di averlo reso bene).
L’amministrazione Biden ha ottenuto per Medicare, l’assicurazione sanitaria federale, il potere di contrattare i prezzi di alcuni dei farmaci più costosi. Sembra un fatto poco emozionante, ma è invece una vittoria politica importante: produce risparmi pubblici, aumenta l’accesso alle cure. La misura enterà in vigore nel 2026: se sarà eletto Trump potrebbe decidere di non utilizzare questa facoltà.
L’aborto, ovviamente. Non c’è bisogno di aggiungere troppo, visto che si tratta di uno dei temi centrali della campagna elettorale, quello più in vista quando si è parlato di salute. Al di là dei proclami, una delle questioni pratiche che si pongono nel futuro prossimo è quella della guerra che le associazioni anti-aborto hanno dichiarato al mifepristone, il farmaco utilizzato per le interruzioni di gravidanza con metodo farmacologico. Sono persino arrivate a mettere in discussione l’approvazione di questo farmaco decisa anni fa dall’agenzia federale competente, l’FDA. La Corte Suprema ha archiviato il caso a giugno (ne avevo parlato qui) ma l’attacco all’accesso alla pillola abortiva continua.
Potete ascoltare tutto nel dettaglio in questo episodio del podcast di Tradeoffs.
Tre. Porto Rico, l’altra elezione 🗳
Porto Rico è finita in questi giorni nel mezzo dell’ennesima polemica da campagna elettorale: il comico Tony Hinchcliffe, parlando dal palco di un comizio di Trump, l’ha definita una isola di spazzatura galleggiante, “a floating island of garbage in the middle of the ocean”. Commenti, controcommenti. Anche perchè chi vive a Porto Rico - per via dello status particolare dell’arcipelago - non può votare per le presidenziali ma influenza il voto delle vaste comunità di portoricani negli altri Stati.
Il 5 novembre si voterà anche per eleggere il prossimo governatore di Porto Rico. Ma cosa c’entra la salute dei portoricani?
La testata indipendente portoricana Nueve Millones racconta che una alleanza politica tra due partiti - il Puerto Rican Independence Party e il Citizen’s Victory Movement - si è posta come obiettivo togliere di mezzo le assicurazioni private dal sistema sanitario dell’arcipelago.
🇺🇸 Qui l’articolo in inglese.
🇵🇷 Qui l’articolo in spagnolo.
Circa il 70% dei portoricani dipende già da assicurazioni gestite dal dipartimento di salute pubblica tramite la Puerto Rico Health Insurance Administration, la quale amministra le Medicaid, Medicare e la Children's Health Insurance Program. L’idea dei due partiti alleati è quella di tagliare del tutto fuori gli assicuratori privati dal sistema sanitario, mettendo in piedi una Medicare per tutti. Qualora un loro candidato a governatore dovesse vincere, naturalmente.
Buon voto, Porto Rico.
Questo numero di Stati di salute è stato scritto ascoltando Lost Cause in entrambe le versioni, quella di Willie Nelson e quella originale di Beck (che resta la mia preferita, si piange assai). Ve le lascio entrambe nella playlist. Statemi bene, vi abbraccio.🫀🧠🫶