Stati di salute compie un anno!
Una selezione speciale, per chi l'ha visto e per chi non c'era 💌
Stati di salute è nata da una conversazione con un’amica, Rosa, alla quale chiedevo qualche consiglio per promuovere meglio il mio libro, allora in uscita, Il fronte psichico. Poi l’idea di una newsletter mi è esplosa tra le mani. 🤯
L’idea, appunto, era quella di applicare a tutto campo lo stesso filtro utilizzato nel libro: raccontare i temi del dibattito italiano e internazionale dal punto di vista degli effetti sulla salute fisica e mentale delle persone.
In un anno abbiamo parlato di aborto e di farmaci per dimagrire, della crisi sanitaria in Sudan e di salute mentale in Italia. L’ho fatto selezionando e ragionando per iscritto su storie pubblicate da testate nazionali e internazionali; l’ho fatto anche intervistando nel podcast giornalisti, esperti e persone coinvolte in prima persona nella storia raccontata.
Quando ho dovuto scegliere la canzone da usare come sigla del podcast ho scongelato un brano copyright free che avevo messo da parte anni fa in una cartella del cloud, ad attendere il momento giusto. Era speciale perché assomigliava a una canzone che amo: questa.
Dal mio punto di vista questo primo anno è stato un esperimento riuscito. Non so se si possa definire una newsletter di global health, sono più affascinata dalle intersezioni che dalle etichette (le prime uniscono, le seconde meno). Ad ogni modo, volevo cercare di darle un taglio molto politico e sociale per raccontare come la dimensione collettiva nella quale viviamo ha un impatto sulle nostre vite, sul nostro corpo e sulla nostra mente.
La faccio breve: in quest’anno ho provato produrre una newsletter utile, onesta e diversa. Spero di esserci riuscita.
E, se ve li siete persi, ecco alcuni numeri che ho pubblicato. Scelti a mio insindacabile giudizio (voltando le spalle alle metriche).
Uno. Il numero sull’impatto psicologico della crisi climatica.
Due. I discorsi su come stiamo.
Tre. La crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, una delle grandi storie di salute pubblica degli ultimi anni.
Quattro, il disastro sanitario in Sudan.
E adesso, un piccolo cambiamento. 📬
L’anno trascorso è servito anche a tastare il terreno per capire che sostenibilità può avere nel lungo periodo un impegno come una newsletter. Ed è un impegno niente male, assicuro. Sono una freelance; per me Stati di salute è un piacere ma anche un asset.
Rimanendo fedele all’idea di lasciare i contenuti che pubblico su Substack il più possibile liberi di circolare, imposterò la classica proposta per gli abbonamenti. I nuovi arrivati la troveranno - come capita per tutte le newsletter - tra le schermate iniziali appena ci si iscrive. Voi, cari iscritti di un tempo, se volete potete abbonarvi qui (con uno sconto sul primo anno!).
Sarò onesta anche su questo punto: lo so bene che detta così non è molto allettante (pago per qualcosa che è già gratis?!) ma prometto di impegnarmi nel trovare una soluzione.
Anzi, avete qualche idea? Cosa potrebbe interessarvi? Parliamone.
Potete anche scrivermi solo per chiacchierare, mi fa piacere sempre e comunque. L’espressione artificiosa “creare una community” non va bene, fa pensare a una situazione nella quale qualcuno ti tenta di rifilare un tappeto, un politico, una coppetta mestruale. Ma scambiarsi messaggi tra persone con interessi comuni è sempre una cosa interessante. C’è anche la chat.
Con questo vi saluto, e chiudo questo numero speciale per il primo compleanno di Stati di salute. Il regalo migliore che possiate farmi è condividere questa newsletter.
Alla nostra playlist ho aggiunto Consequence dei The Notwist, ovviamente. Vi abbraccio a uno a uno. 🧠🫀🫶
Complimenti!