La mente non ha riparo
Intro. Il caldo estremo e la nostra salute mentale - A little more action, please. - Outro. In memoria - Encore (A little less conversation)
Prima di iniziare, alcuni aggiornamenti.
🟢 Se seguite le notizie riguardanti la lotta contro la diffusione dell’HIV vi sarà capitato di sentire parlare di Lenacapavir: è il nome della PrEP iniettabile ogni 6 mesi, un protocollo pre esposizione che in questi giorni ha ricevuto l’ok dalla FDA. Per saperne di più, vi rimando all’ultimo numero di Diritti Sessuali.
✂️ A sei mesi dai tagli decisi da Trump all’agenzia USAID, ho raccontato su L’Espresso cosa mi hanno detto tre persone che hanno vissuto le conseguenze in prima persona e sulla salute della propria comunità: in Uganda, in Cambogia, in Sudafrica.
💊 Chi si ricorda dei Sackler e di Purdue Pharma? Sono la famiglia e la casa farmaceutica responsabili della crisi degli oppioidi negli Stati Uniti generata dall’abuso di un loro farmaco antidolorifico, l’Oxycontin. Questa settimana hanno ricevuto il supporto dei procuratori statali di 55 tra Stati e territori alla loro richiesta di chiudere con un accordo da 7,4 miliardi di dollari la vicenda che li vede oggetto di migliaia di cause legali. Lo scorso anno i Sackler si erano visti rigettare un accordo per la bancarotta di Purdue Pharma, che prevedeva una larga immunità per la famiglia.
⛑️ Infine, per la serie “il pezzo che avrei voluto scrivere io questa settimana” vi suggerisco questo reportage su Politico.Eu, nel quale si racconta come gli ospedali del fianco est della Nato stanno prendendo precauzioni in caso di attacchi dalla Russia.
Adesso, a noi.
Intro. Il caldo estremo e la nostra salute mentale
Il mondo non è pronto per gli effetti del caldo estremo sulla nostra salute mentale: lo ha scritto Scientific American in un articolo. Viene riportato che una recente pubblicazione scientifica ha comparato piani d’azione contro le ondate di calore da tutto il mondo: ne risulta che meno di un terzo tiene conto degli effetti del caldo estremo sulla salute mentale delle persone e solo un quinto predispone una risposta sanitaria all’aumento delle ospedalizzazioni per disturbi mentali in fase di acuzie.
Il caldo estremo aumenta i rischi di suicidio, di crisi epilettiche, peggiora i sintomi della schizofrenia, dell’ansia e della depressione, delle malattie neurodegenerative.
Può anche aumentare la propensione a comportamenti aggressivi, motivo in più per preparare una risposta di emergenza-urgenza adeguata nelle nostre città.
Ne avevo parlato in un numero di Stati di salute di qualche estate fa, ma il tema è qui per restare quindi ne riparleremo e ne riparleremo.
A little more action, please.

Magari parlare degli effetti dei cambiamenti climatici vi può mettere a disagio, considerata la sensazione di diffusa impotenza che sentiamo di avere a riguardo.
Oggi ecoansia è diventata una buzzword utilizzata anche e soprattutto a fini di marketing spiccio. Nel lontano 2023 ne avevo scritto per la newsletter
, ritrovate il pezzo qui.Oltre alla splendida citazione da Steinbeck, il pezzo in sintesi cerca di riflettere sul rischio della proliferazione di una etichetta diagnostica impropria, ma allo stesso tempo riconosce l’esistenza di una forma di malessere - non clinica - indotta dal riflettere sulle sorti del pianeta, senza sentire di poter esprimere alcun controllo su ciò che sta accadendo.
Ma è davvero così, siamo davvero tanto inermi?
Ho chiesto il parere di una collega, una giornalista freelance, che si è occupata del tema e che per condurre il podcast di A fuoco ha ascoltato innumerevoli punti di vista sul cambiamento climatico. Ecco, allora, la risposta in sintesi di Anna Toniolo al mio: “Che fare?”.
E in riferimento al caldo estremo come questione politica e sociale, ho ritrovato queste raccomandazioni espresse dall’Osservatorio europeo del clima e della salute.
Le riporto qui:
“Un numero crescente di paesi europei ha messo in atto strategie generali di salute mentale (OCSE e CE, 2018). Tuttavia, secondo l' analisi dell'AEA delle politiche nazionali di adattamento e di salute, gli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute mentale sono riconosciuti solo in minoranza, e ancora meno di questi documenti politici includono misure concrete”.
Come la riduzione delle disuguaglianze nell’accesso ai servizi sociali (e alla natura stessa), interventi per le comunità più vulnerabili, fondi per la ricerca pertinente e una migliore comunicazione.
A little more bite and a little less bark
Outro. In memoria
American Ground è uno dei libri più influenti nella mia vita. Racconta l’impresa della rimozione delle macerie (il Cumulo) del World Trade Center dopo l’attentato dell’11 settembre 2001.
Il suo autore, il giornalista antropologo e pilota1 William Langewiesche è morto pochi giorni fa. Vi domando scusa per aver utilizzato questo spazio in modo così personale, per ricordare le sue pagine.
Encore (a little less conversation)
Nell’ultimo numero avevo parlato di salute mentale in Europa, se l’avete perso eccolo qui👇
🔎 Per aggiungere un tassello al discorso (che avrà un seguito), vi segnalo che il 16 e 17 giugno a Parigi si è tenuta una conferenza su questo tema, sotto l’egida dell’OMS/WHO Europe e del ministero francese per la Salute, con la partecipazione di oltre 30 paesi. In quest’occasione si è sottolineata l’importanza del tenere la salute mentale come una variabile nelle politiche di ogni tipo, non solo sanitarie.
Chiaramente, stiamo parlando di parole, dichiarazioni, comunicati stampa, eppure chissà se questo approccio non inizi anche a permeare la sfera del discorso pubblico e a essere interiorizzata dai cittadini (ed elettori).
Il passaggio ai fatti, poi, è quello che si dovrà giudicare (anche alle urne): se per salute mentale in ogni policy si intende aprire qualche sportello psicologico qua e là per fare delle operazioni di facciata oppure avviare riflessioni politiche più profonda di lungo termine.
A little less conversation, a little more action please
All this aggravation ain't satisfactionin' me
A little more bite and a little less bark
A little less fight and a little more spark
Questo numero della newsletter è stato scritto un po’ ascoltando A little less conversation, un po’ in silenzio. Vi abbraccio. 🫀🧠🫶
Certo, perchè per mantenerti intanto che fai strada come giornalista è normalissimo diventare pilota professionista, mica stagista in un’agenzia.
Per il caldo servirebbero politiche serie sulle città, dallo studio dell'integrazione del verde urbano, alla depavimentazione ovunque possibile (aiuterebbe anche per la gestione delle precipitazioni) ai regolamenti sugli abusi dei condizionatori.
E invece quello che vedo a Roma è che tutte le piazze che sono state oggetto di "riqualificazione" per il giubileo sono delle spianate di cemento.... Da san giovanni a piazza risorgimento. Sono rimasta così male quando ho visto piazza san giovanni che volevo andare a chiedere un risarcimento delle tasse comunali, sinceramente. Dicono che ci sia un vincolo che impedisce di coprire la facciata della basilica e quindi niente alberi, ok, ma prato ben tenuto, siepi e fioriere con alberi bassi di potevano mettere. Meglio spostare le manifestazioni ed evitare di rendere la piazza un grill, a mio parere.