Il punto è che gli USA restano ineludibili quando si parla di salute pubblica e globale, vuoi anche solo per il fatto che sono stati per ora i principali finanziatori di molti dei programmi di salute in giro per il mondo. E comunque quello che accade dall'altra parte dell'oceano ha ripercussioni inevitabili anche in Europa e da noi, sia da punti di vista praticissimi come quello economico sia da punti di vista che sembrano eterei ma non lo sono, come la formazione delle agende politiche e del dibattito pubblico.
Infine, per ciò che riguarda la mia newsletter, cerco ogni volta che posso, davvero, di incentrarle sull'Europa e di sponda anche sull'Italia. Ma non è sempre facile, mettiti nei miei panni: se avessi scritto un numero sulle liste d'attesa, senza informazioni o analisi differenti da quelle che trovi già altrove, sarebbe stato meglio? Quando posso, come ho fatto di recente sentendo la ricercatrice che si era occupata delle diseguaglianze nella sanità italiana, lo faccio più che volentieri.
Ti lascio i link a due numeri recenti meno america-centrici.
Sono d’accordo su tutto. Espongo una preoccupazione di carattere generale: tra newsletter e podcasts, l’America e gli esteri sono ormai la prima e la seconda e poi la terza cosa che ascoltiamo. Forse ci stiamo perdendo qualcosa, non so. Ad ogni modo, complimenti per il lavoro che fai e quello che scrivi, lo trovo a suo modo innovativo ed originale
Credo che nel momento storico di cambiamento in cui ci troviamo sia inevitabile rivolgere molta attenzione agli esteri. Aggiungici anche che la politica italiana è molto statica negli ultimi tempi, in confronto ma anche in senso assoluto.
Perché si parla ormai sempre e solo di America? L’Italia non offre più spunti interessanti?
Ciao, domanda giustissima.
Il punto è che gli USA restano ineludibili quando si parla di salute pubblica e globale, vuoi anche solo per il fatto che sono stati per ora i principali finanziatori di molti dei programmi di salute in giro per il mondo. E comunque quello che accade dall'altra parte dell'oceano ha ripercussioni inevitabili anche in Europa e da noi, sia da punti di vista praticissimi come quello economico sia da punti di vista che sembrano eterei ma non lo sono, come la formazione delle agende politiche e del dibattito pubblico.
Infine, per ciò che riguarda la mia newsletter, cerco ogni volta che posso, davvero, di incentrarle sull'Europa e di sponda anche sull'Italia. Ma non è sempre facile, mettiti nei miei panni: se avessi scritto un numero sulle liste d'attesa, senza informazioni o analisi differenti da quelle che trovi già altrove, sarebbe stato meglio? Quando posso, come ho fatto di recente sentendo la ricercatrice che si era occupata delle diseguaglianze nella sanità italiana, lo faccio più che volentieri.
Ti lascio i link a due numeri recenti meno america-centrici.
https://jessicamarianamasucci.substack.com/p/due-anni-di-stati-di-salute-oltre
https://jessicamarianamasucci.substack.com/p/rehealth-europe
Sono d’accordo su tutto. Espongo una preoccupazione di carattere generale: tra newsletter e podcasts, l’America e gli esteri sono ormai la prima e la seconda e poi la terza cosa che ascoltiamo. Forse ci stiamo perdendo qualcosa, non so. Ad ogni modo, complimenti per il lavoro che fai e quello che scrivi, lo trovo a suo modo innovativo ed originale
Credo che nel momento storico di cambiamento in cui ci troviamo sia inevitabile rivolgere molta attenzione agli esteri. Aggiungici anche che la politica italiana è molto statica negli ultimi tempi, in confronto ma anche in senso assoluto.
(e grazie per i complimenti!)